Gestire il continuo cambiamento dei social: 5 consigli per le aziende

Spunti e riflessioni per cavalcare le tendenze senza affanni

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I social media come li conosciamo oggi sono destinati a cambiare e molto più rapidamente di quanto pensiamo. 

È innegabile l’impatto che queste piattaforme hanno avuto sulla nostra vita: hanno generato infinite opportunità di lavoro, sono un mezzo che dà voce alla massa per promuovere cambiamenti positivi e inoltre consentono a chiunque abbia un dispositivo connesso a internet di allargare i propri orizzonti e imparare cose nuove in maniera estremamente semplice.  Tuttavia, la crescente preoccupazione verso la privacy e la sicurezza dei dati, oltre che la diffusione della disinformazione e dell’assuefazione da social media, hanno portato – a buon ragione – a un utilizzo più consapevole e mirato di questo mezzo da parte di creator e utenti.

Ormai i social fanno parte della nostra vita da più di una decade e, svanito l’entusiasmo per la novità, le persone stanno infatti cercando di capire come convivere per il resto della loro esistenza con queste piattaforme, che anche se cambieranno nome e funzionalità, saranno sempre presenti in qualche forma nella nostra quotidianità. 

Il livello di consapevolezza dei meccanismi dietro ai social network è sempre più alto, per cui le persone cominciano a essere infastidite delle dinamiche, talvolta machiavelliane, che si sono instaurate in questi spazi. Dal rifiuto del feed curato e perfetto (l’ugly aestethic), al fenomeno del #deinfluencing che mira a mettere in discussione i consigli degli influencer, sempre più persone stanno ripensando il proprio rapporto con internet. Persino Instagram, che fino a poco tempo fa era indiscutibilmente l’app più popolare al mondo, ha perso il suo fascino tra la Generazione Zeta. E anche gli influencer, una professione nata proprio grazie ai social, stanno abbandonando queste piattaforme in favore di altre che possono controllare totalmente come membership sui propri siti o newsletter a pagamento. 

Inoltre la spontaneità è del tutto dimenticata: se si pubblica lo si fa con uno scopo ben preciso in mente, che sia diventare content creator o promuovere la propria ditta/professione, o comunque comunicare agli altri uno status, in parte anche perché oggigiorno il riscontro che si riceve dagli altri sui social network è talvolta crudele, dato che troll e cyberbulli, protetti dall’anonimato, affollano commenti e messaggi.

Meno ma meglio

Le persone sono bombardate costantemente da migliaia di contenuti e stimoli online, quindi piuttosto di pubblicare ogni giorno contenuti insipidi cercando di stare al passo, conviene pubblicare con minor frequenza contenuti ben ragionati e realizzati. Ovviamente ogni caso è differente, ma in generale ogni brand può beneficiare dal ridurre il volume di pubblicazione. Inoltre questa strategia permette di convogliare il proprio investimento in un contenuto di maggiore qualità, che può poi essere usato anche altrove. Il ragionamento si applica non solo al numero di post pubblicati ma anche alle piattaforme presidiate, conviene scegliere con cura dove essere presenti piuttosto che cercare di essere ovunque.

Budget realistici

Anche se aprire un account non costa nulla, stare sui social non è gratis. Per una comunicazione veramente efficace oggigiorno non ci si può esimere dal destinare parte del budget alle inserzioni a pagamento. La maggior parte delle piattaforme, in particolare Meta, hanno limitato la visibilità dei post, così che ormai solo il 20%-30% dei follower, in media, vede un aggiornamento. Per questo, eccetto in rari casi, è assolutamente necessario ricorrere alle sponsorizzate per raggiungere effettivamente le persone, altrimenti si rischia di vanificare il lavoro fatto in organico. Per alcune realtà può essere addirittura più efficace fare esclusivamente campagne a pagamento, per cui è indispensabile integrare anche questo aspetto alle previsioni di spesa.

Flessibilità e lungimiranza

Dopo tutti questi anni sui social ormai abbiamo capito che le piattaforme vanno e vengono: prima c’era MySpace, poi Facebook, poi ancora Instagram e infine TikTok – è possibile che tra 10 anni nessuno di questi sarà ancora in uso, per questo la presenza social di un’azienda dovrà essere elastica, spostando il focus da una piattaforma all’altra ogni volta che sarà necessario, senza aspettare di arrivare troppo tardi sul nuovo social network. Questo non significa tuffarsi a capofitto sul primo social che riceve un trafiletto su Wired, quanto piuttosto monitorare le novità e la loro evoluzione per capire se vale la pena investirci e se il nostro target è attivo lì, piuttosto che focalizzarsi solo sui social più popolari al momento. 

Comunicazione crossmediale

Affinché il proprio lavoro non crolli come un castello di carte al primo cambio di algoritmo, è consigliabile progettare i propri contenuti in maniera che possano essere adattati a tutti i social network presidiati dall’azienda e a tutti i formati che queste offrono. Piuttosto che rincorrere l’ultimo trending sound di TikTok, giusto per fare un esempio, si può fare buon uso delle leve di marketing per realizzare contenuti rilevanti a prescindere dalle caratteristiche della singola piattaforma. Una comunicazione crossmediale non vuol dire ignorare trend o cambiamenti culturali e di abitudini, ma non farsi governare da questi. 

Ripensare il target

Adesso che i social hanno fatto parte della nostra vita da tanto tempo, il gap generazionale è sempre più piccolo e tale divario andrà a ridursi sempre di più in futuro. Ad esempio su Facebook il 23% degli utenti ha un’età superiore ai 45 anni, mentre la maggior parte delle visite su Pinterest viene effettuata da persone tra i 50 e i 64 anni. Anche l’età su TikTok si sta alzando: negli Stati Uniti il 37.4% degli utenti ha più di 30 anni, non è più quindi “il social dei balletti” di un tempo ma una piattaforma sempre più popolare. È innegabile: ormai siamo tutti online, a prescindere dalla nostra età. Quello che fa veramente la differenza sono le nostre abitudini e le piattaforme preferite, ma i social sicuramente non sono più “roba da giovani” e sempre meno lo saranno in futuro. Le aziende quindi dovranno scegliere su quali social network concentrarsi, tenendo bene a mente che app come TikTok richiedono una progettazione dei contenuti video molto più importante rispetto a Meta e LinkedIn. 

Gorilla in tuta da astronauta con icona telefono/chat

Progettare la comunicazione aziendale sui social non è banale, e governare le piattaforme e i loro cambiamenti è fondamentale per mantenere alta la propria visibilità nel tempo. Noi di Corilla possiamo supportarti in forma consulenziale, tramite training personalizzati o in maniera continuativa prendendo in carico la gestione dei social e l’advertising.